Non mi è mai piaciuto esaltare l’enfasi di un’emozione: preferisco viverla da lontano o prenderla da dentro, senza lasciare traccia alcuna. È un po’ difficile da spiegare. È come prendere un treno senza biglietto e fregarsene se arrivi il controllore.
Perché… è importante davvero?
Quando si viaggia, spesso non si sa dove si va.
Quando si viaggia con il cuore, ci sono arterie bloccate o pulsazioni alterate da un brivido che ancora non hanno definito.
Lo chiamano destino. Lo chiamano “doveva succedere”. Lo chiamano per nome, come fosse un amico di lunga data. Ma… Quando “risponde”, rimangono sempre senza parole.
Perché la vita è così. Ci pensi in maniera astratta, ma non puoi credere DAVVERO che possa capitare a te.
In questa linea editoriale denominata fil rouge non si parla mai di cronaca o attualità. È una scelta consapevole, una scelta dell’anima. È una scelta che… si riflette proprio contro quello che sto per scrivere ora, perché…: È MIO PADRE.
Quello lì, che sembrava morto cinque volte in un secondo. Quello lì, sul palcoscenico di un teatro esclusivo, in diretta tv, da vedere comodi in un divano. Quello lì… No. Non è soltanto MIO PADRE.
Forse è il padre di tutti quelli che erano presenti, che c’hanno messo un pezzo di cuore per farlo battere ancora. Forse è il padre di quelli che l’hanno perso così. Forse è il padre che manca, quello che serve per giustificarsi di un’assenza o di una presenza contaminante. Forse è il padre di chi non ha un nome o una propria personalità. Il padre di quelli che lasciano una strada per paura di quel controllore. Il padre di chi abbandona il proprio destino senza lottare, poiché, comunque vada, “ci sarà sempre un’altra chance”. Forse è il padre di quelli che hanno paura della vita al punto che aspettano. Aspettano. Aspettano. Aspettano ancora…
Ma cosa?
Cosa vi ha insegnato l’attesa se non il rimpianto?
Non si può vivere con questi limiti.
Diteglielo, anche se è difficile. Diteglielo, senza distogliere lo sguardo dal cuore. TI VOGLIO BENE PAPÀ.
Poiché si vive una volta, almeno qui, in questo corpo di acqua e di luce.
E non si può cercare l’oasi per quell’aridità che spesso portiamo dentro o per quell’ombra che proietta le nostre paure.
Diteglielo, perché non è mai presto.
E quando lo fate, ricordatevi di quello che siete: persone.
Già, semplici essere umani che sbagliano senza pensare o si emozionano per un cartone animato che parla d’amore. Persone che non hanno la forza o il coraggio di un cane che aspetta il padrone. Persone che… vogliono UN PADRE.
Un fil rouge si tramanda, di generazione in generazione.
Per l’anagrafe è soltanto un cognome. Per il cuore è diverso. È una porzione di battito. È un frammento di un’indole. È il problema e la soluzione. È IL PADRE.
Viviamo in una società abituata al dramma, talmente schiava del buio che non riesce più a vedere la LUCE.
Un fil rouge va controcorrente.
E non ha paura di dirlo, anzi… ne è portatore benefico: GRAZIE.
Grazie di cuore ad Eugenio Boccali, l’amico che l’ha preso per mano (perché la vera ricchezza è questa).
Grazie al personale dell’ Associazione Ovus presente sul posto a titolo volontaristico (perché quando ami quello che fai, salvare una vita non ha un prezzo.)
Grazie alle società Sir Perugia e Modena Volley, poiché è vero: “show must go on”, ma è anche vero che la gioia non è gioia se non viene condivisa e non si può continuare lo spettacolo se manca una parte di pubblico.
E… Grazie al pubblico che l’ha sostenuto con un ovazione dopo il quinto tentativo di quel defibrillatore.
Grazie ai medici del Policlinico Silvestrini di Perugia che hanno completato il miracolo.
Grazie a tutti quelli che mi hanno lasciato un giorno in più di tempo per dirglielo: TI VOGLIO BENE PAPÀ.
È mio padre
È vero… Forse è uno dei primi casi di “buona sanità” o forse è soltanto la PROVA TANGIBILE dell’esistenza degli ANGELI.
Qualsiasi sia la domanda, la risposta è sempre la stessa: BUON 2015 A TUTTI!
Il mio è iniziato con un MIRACOLO. Potevo sognare qualcosa di migliore?
Ho ancora un PADRE e non ho mai avuto bisogno di perderlo per considerarlo il MIO EROE.
2 commenti
Pingback: La grande famiglia della pallavolo | Fashion Motori Pallavolo
Pingback: E’ mio padre | Dal 15 al 25