La sua carica scintilla fra le note, la sua energia sovrasta le luci e i colori del palco del Lyrick. Massimo Ranieri è l’uomo dello show totale. Della sua carriera straordinaria sappiamo tutto, dalla passione per la canzone al debutto come attore (cinema e teatro l’hanno visto protagonista in ruoli classici ma anche in quelli impegnati, con performance di valore assoluto). Quello che colpisce, assistendo a Canto perché non so nuotare, lo spettacolo che vede l’artista napoletano protagonista nei teatri di tutta Italia, quello che cattura lo sguardo e l’attenzione è la straordinaria fisicità, l’incredibile presenza scenica di questo “ragazzo” di 58 anni. Quando lo incontriamo ci sorride, e in lui riconosciamo il sorriso sincero delle prime apparizioni in tv. È il ragazzo in bianco e nero, abito scuro e cravatta, che nel 1972 incantava i telespettatori con Erba di casa mia, e alla nostra domanda a proposito del segreto per attraversare il tempo e far cantare i fan di 4 decenni, Massimo risponde così: «ho avuto la fortuna di interpretare delle canzoni bellissime, scritte da artisti di valore assoluto. Canzoni che sono restate nel tempo, ed eccoci qua, che il pubblico ancora le canta».
Sabato 30 maggio 2009. Il teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli è saturo dell’atmosfera dei grandi eventi già due ore prima dell’inizio dello spettacolo. In una sala adiacente, un pubblico di autorità e nomi celebri del nostro territorio attende l’arrivo del “Massimo nazionale”. L’incasso della serata verrà utilizzato per l’acquisto di una clinica mobile, da mettere a disposizione dell’ordine dei medici de L’Aquila. Massimo Ranieri verrà insignito dell’Aquila d’Oro dalla Confederazione de Cavalieri Crociati di Assisi, quale ambasciatore di pace nel mondo, grazie alle sue canzoni e alla sua generosità, e sarà lui stesso a premiare con l’Aquila d’Argento i volontari che hanno risposto all’appello lanciato dalla Confederazione. La solidarietà a favore delle popolazioni terremotate d’Abruzzo è notevole, il mondo della musica si è mosso in blocco. Eppure qualcosa che non va c’è ancora. Quando chiediamo a Massimo Ranieri come sia possibile che un’iniziativa importante come quella della canzone “Domani 21 aprile 2009”, possa essere oggetto di “pirateria”, l’artista partenopeo scuote la testa e risponde mestamente: «è assurdo, eppure succede anche questo. Il pezzo si può scaricare legalmente lasciando un piccolo contributo a favore del popolo abruzzese, tanto generoso nel dare agli altri in passato, quanto sfortunato in questa tragedia assoluta. Speculare su queste iniziative è indice di inciviltà, e non solo di scarsa generosità». Racconta la sua storia sul palco del Lyrick , fra un pezzo e l’altro. Undici musiciste e sette ballerine protagoniste assieme a lui di un vasto repertorio canoro, che da Napoli abbraccia l’intera tradizione italiana: da “Luna rossa” a “Perdere l’amore”.
Uniche comparse maschili il giovane Federico Miseria, che inaugura la sua carriera di artista con un cammeo di tip-tap, e il cantante senegalese Badara, seconda voce in una rivisitazione multietnica del classico napoletano Rondinella, il tutto in un coinvolgente crescendo di emozioni, immagini e ritmi. A proposito di ritmo, quello del protagonista dello spettacolo è altissimo: mentre la sua strepitosa voce accompagna le note e la melodia, Ranieri balla, corre, oscilla armoniosamente a terra e salta con un’agilità portentosa. Forse continua ad allenarsi da pugile come quando, nel 2000, fu il protagonista a teatro de “Il grande campione”, il musical nel quale vestiva i panni (e i guantoni) di Marcel Cerdan. Una preparazione allo spettacolo durata otto mesi durante la quale Massimo perse 11 chili, ma acquistò un fisico e una forza morale incredibile (“la boxe mi ha cambiato la vita”, dichiarò durante la turnèè). Alla fine dello spettacolo del Lyrick, Ranieri ci racconta le sue sensazioni, le sue emozioni, e quando gli chiediamo come riesca a sostenere certi ritmi e quanto tempo si allena, la sua risposta è fulminea: «sul palco, durante i miei spettacoli, ci metto tanta energia, per cui mi alleno cantando. Cerco di mantenermi in forma, ma sono lontano dalle performance de “Il grande campione”… Ogni tanto vado a correre per fare fiato, anche perché, per sostenere uno spettacolo di questo tipo, ci vuole un “fisico bestiale”, come direbbe Carboni…». Teatro, cinema, tv, esibizioni live, come riesce a muoversi a tutto campo senza inflazionare la sua immagine? «Credo che il segreto sia quello di scegliere ogni volta le cose che mi piacciono e mi appassionano in quel momento. Il pubblico è molto attento, percepisce quanto un artista mette se stesso in ciò che fa. Il mio impegno e la passione per il mestiere che faccio sono stati sempre costanti negli anni, penso che questo sia il primo messaggio recepito da chi mi ha seguito, in tv, in radio, a teatro o al cinema». Nel suo racconto c’è l’infanzia a Napoli, gli esordi, le proposte oltreoceano, il successo. Nei suoi gesti c’è una carriera, una classe e un talento unici. Dice di non essere un mito, ma vederlo da vicino emoziona, e la sua umanità è quasi tangibile. Interpreta canzoni sue e di altri artisti di spessore, da Gino Paoli a Mia Martini e Franco Battiato. Fra tanti sogni realizzati, gli chiediamo qual è l’artista, del passato e del presente, con il quale gli sarebbe piaciuto collaborare. «Charles Aznavour, senza dubbio. Per me resta un punto di riferimento assoluto». Ranieri cantante, attore, “one-man show”… Siamo curiosi e, visto che lui se ne intende, vogliamo sapere quali sono il suo film e la sua canzone preferita… «Il film è “C’era una volta in America” di Sergio Leone, e già che ci siamo scelgo la colonna sonora di quel capolavoro, firmata da Ennio Morricone». Il pubblico che gremisce il Lyrick canta, applaude, partecipa alla show con una carica emotiva straordinaria. Massimo Ranieri, con la sua classe innata, gentile e disponibile anche durante la nostra intervista, ci dirà che poi, negli anni, ha imparato a nuotare. Per fortuna non ha mai smesso di fare ciò che da 40 anni ha sempre fatto: cantare, recitare, emozionare.