Claudio Marcello Costa ci scrive la dedica sulla terza pagina del suo libro (Gran Prix College – ed. Fucina, 2009) dopo averci accolto a bordo della stupenda Clinica Mobile. Il Dottore ci regala la sua umanità, insieme alla profondità di un personaggio che ha vissuto esperienze straordinarie, toccato con mano il coraggio e la paura, la sconfitta e la rivincita. “Eroi mitologici che vivono ogni giorno nel mondo degli Dei”, questa è la definizione, quando ci parla dei “suoi” ragazzi, vite disegnate a trecento all’ora, scolpite nell’acciaio e nella gomma, fra la musica tuonante dei motori e le grida del pubblico a trenta metri dai cordoli.
«Non possiamo capire i loro pensieri se ragioniamo secondo la logica delle nostre vite», ci spiega il dottor Costa, il medico che con le sue cliniche mobili assiste i motociclisti nei circuiti di tutto il mondo. «I piloti abitano un mondo mitologico, dove tutto ciò che per noi è vero o falso, buono o cattivo, bene o male, va reinterpretato e valutato alla velocità della luce, in quel contesto, in quella realtà unica e straordinaria che solo chi vive in sella può provare a decifrare».
Dottore, nella sua lunga carriera, qual è stato il pilota che ha affrontato con più coraggio il dolore?
«Senza dubbio Mick Doohan. La sua storia è anche un pezzo della mia storia. Doohan è stato un pilota spinto da una fame di vita che trascendeva il semplice concetto di vittoria. Una grande amicizia, la nostra, vissuta nel dolore e nel coraggio. E nella vittoria».
Braccia, gambe, mani, abrasioni, tagli… In questi anni lei ha curato tantissimi piloti, per le più disparate patologie. Ma come si cura la sconfitta?
«La sconfitta ha la stessa faccia della vittoria, come la sfortuna ha la stessa faccia della fortuna. La cura è semplice e meravigliosa: come si può dire che Zanardi ha perso qualcosa quando poi, dopo Berlino, si crea una vita più bella di quella di prima? Valentino Rossi dopo aver perso due mondiali, torna a vincere dicendo “scusate il ritardo”, dov’è la sconfitta? Bisogna cominciare a capire che frustrazione, sconfitte e delusioni fanno parte della vita, di tutte le nostre vite; non vanno vissute come traumi ma come eventi di crescita: così da risorgere e tornare a vincere, la cosa più bella che può capitare».
Dottore, nel campionato motogp di quest’anno ha impressionato la vicenda di Pedrosa: infortuni in serie. Che succede nella testa di un pilota che cade così spesso?
«Succede che si cresce e si riparte più forti di prima. Pedrosa ha avuto già nell’inverno una serie di disavventure che potevano chiudere la sua carriera. È riuscito a risorgere e presentarsi già alla seconda gara del mondiale in condizioni per competere ai massimi livelli. Poi al Mugello ha avuto il grave incidente con conseguente frattura del femore; ha provato a correre lo stesso ed è caduto sulla stessa ferita, fortunatamente senza aggravare la sua situazione. Sfidando il dolore, Dani era comunque in pista in Spagna: in quella gara che ha visto lo spettacolo del duello fra Rossi e Lorenzo, Pedrosa è stato protagonista assoluto, terminando la gara, dando significato al dolore, mostrando tutto il coraggio che un uomo può mettere in pista».
Ci parli di questa “casa viaggiante” che ci ospita in questo momento. Quante sono le Cliniche Mobili come questa?
«Sono cinque, di cui una è stata donata al Senegal. Perché la Clinica Mobile è stata concepita per aiutare i motociclisti, ma che bello l’amore di una Clinica che dà aiuto alle popolazioni bisognose…»
Cos’è la Clinica Mobile per i piloti?
«Qui i piloti, quando entrano, depongono le armi della battaglia. Questa è la loro casa, dove è possibile ritemprarsi e attingere nuova forza per affrontare le sfide della pista»
Ci dirà mai chi è il prediletto del Dottor Costa?
(ride, ndr) «La “grande mamma” non può avventurarsi su questo terreno… Anche se tutte le mamme hanno sempre un prediletto…»
Dottor Costa, da ”Gran Prix College”
“La moto si slancia, come una folgore, nella velocità e rapisce il guidatore trascinandolo in un pianeta sconfinato,
dove la luce è diversa da quella del giorno comune”
Loris Capirossi, da ”Gran Prix College”
“Siete più bravi voi, io non mi muovo dalla Clinica…”