L’asteroide e la farfalla
Il 14 giugno di quest’anno Francesco Guccini compirà 70 anni. Di lui si dice che sia il cantautore che ha attraversato tre generazione, che non gradisce le apparizioni in pubblico, che nel 2008 aveva smesso di fumare ed aveva iniziato ad ingrassare a causa dell’astinenza, perdendo, inoltre, l’ispirazione… Si dicono molte cose di Guccini, in verità. A volte sembra uno di quei personaggi che è già leggenda, eppure vive, eppure scrive canzoni bellissime e senza tempo, non si ferma, partecipa, descrive, si indigna. Di certo l’artista modenese, bolognese di adozione, è un uomo di eccelsa levatura artistica, poeta, scrittore, musicista, attore. Soprattutto è un uomo libero che ha avuto ed ha il coraggio di esprimersi e di prendere posizione. Raramente va in televisione (lo abbiamo visto da poco con Fabio Fazio a “Che tempo che fa”), non gli piace sentire in sottofondo le sue canzoni e a volte gioca a fare il burbero; ma l’impressione che ci regala è sempre quella di una straordinaria umanità, di un emiliano vero che canta come pensa e pensa come canta, e così scrive. Quello che non tutti sanno è che nel 1992 è stata scoperta una farfalla a cui è stato dato il nome di Parnassius mnemosyne guccinii, e nel 1997 è stato avvistato per la prima volta un asteroide, battezzato poi con il nome 39748 Guccini.
In concerto
Un uomo senza età, in volo libero sopra un mare di ragazzi senza età. Guccini in concerto è uno show assoluto. Monologhi, dialoghi, scambi di battute con il pubblico e sfottò. Musica, parole, idee. Il volo inizia quando la sua faccia-totem entra in scena: jeans scuri consumati, camicione blu fuori dai pantaloni e la chitarra. “Una volta avevo una chitarra, una ‘Carmelo Catania’ a cui tenevo tantissimo. Poi sono inciampato sulle scale con la chitarra in mano. L’ho incerottata e l’ho continuata a usare anche se faceva un suono un po’ strano…”. Sembra uno di quelli che non lo smuovi dalle sue certezze, dalle sue abitudini: la stessa osteria, gli amici di sempre, i piatti preferiti. Eppure è attento e sottile, nelle sue valutazione, nella sua ironia disincantata: “Ci dicono che la crisi ce l’abbiamo ormai alle spalle, ma a me personalmente questa cosa di averla alle spalle… non è una posizione che mi rassicura molto…”. Non manca qualche riferimento alla ‘qualità’ dell’ultimo Festival di Sanremo, ai discussi e discutibili accostamenti fra cantanti canzonieri e non si sa cosa, ai testi che non lasciano niente a nessuno, eppure le telefonate al costo di tot centesimi al minuto fanno il miracolo… Per fortuna c’è musica stasera, quella vera: In morte di S.F. apre il concerto, poi Il tema e di seguito i grandi successi del repertorio storico e di quello più recente (Vedi cara, Il testamento del pagliaccio, Eskimo, Dio è morto). Ogni singola canzone cantata, scandita dal pubblico che riempie il PalaEvangelisti in ogni ordine di posto. Un pubblico di tutte le età dicevamo; ma la prevalenza di giovanissimi incuriosisce. Guccini è amato, studiato, conosciuto, cantato da un popolo senza etichette e senza divise. Canta e poi racconta, di ciò che è stato, di ciò che è, dell’imbarazzo di questi giorni scialbi e senza vergogna che vedono una nazione intera in balìa degli sciacalli, dei furbi, dei corrotti e dei corruttori. La sua indignazione si può quasi toccare, a volte mascherata da un sorriso amaro, a volte da metafore colorate e rime guascone. Il crescendo dell’esibizione è straordinario: ‘Flaco’ Biondini è la seconda voce in Don Chisciotte; gli eroi ‘gucciniani’ prendono forma dalle corde di una chitarra, dalla voce, dalla passione, abbracciano la gente ormai in piedi in veste di coro. Finisce con La locomotiva, una delle canzoni che più ha fatto cantare, che più ha fatto discutere. Una carica straordinaria, un’emozione tangibile: tutti in piedi con le braccia levate verso il palco, in omaggio a quella gente, artisti assoluti che vivono di musica e per la musica, quasi a prendere il volo e liberarsi dalle meschinità di tutti i giorni. Come un asteroide, o come una farfalla.
LA SCALETTA
– In morte di S.F.; – Il tema; – Noi non ci saremo; – Canzone delle osterie di fuori porta; – Vedi cara; – Canzone quasi d’amore; – Incontro; – Farewell; – Ti ricordi quei giorni; – Su in collina; – Il testamento del pagliaccio; – Don Chisciotte; – Eskimo; – Cirano; – Il vecchio e un bambino; – Auschwitz; – Un altro giorno è andato; – Dio è morto; – La locomotiva
SUL PALCO
Ellade Bandini (batterie e percussioni), Antonio Marangolo (sax e percussioni), Vince Tempera (pianoforte e tastiere), Pierluigi Mingotti (basso), Roberto Manuzzi (sax, armonica, fisarmonica e tastiere), Juan Carlos ‘Flaco’ Biondini (chitarre), Francesco Guccini (voce, chitarra)