Si esibisce scalzo nei concerti estemporanei all’alba e nelle vigne …
Maurizio Mastrini, follia, genialità, emozionalità, “un’impressionista della musica”, è questa l’ultima definizione che mancava alle varie che gli sono state affibbiate dalla critica in quest’anno in cui è apparso al grande pubblico. Proprio come i più grandi pittori dell’Impressionismo, corrente che prende il nome dal quadro di C. Monet: “Impressione: levar del sole“, Mastrini rappresenta in musica la sua vita, le sue emozioni, i suoi viaggi, le sue esperienze di vita. Come nel quadro “Levar del sole” anche Mastrini ammira questo miracolo della natura suonando la mattina alle 04:45 di fronte al mare di Fano nel concerto “dell’Alba Dorata”, ritraendo così, con la sua musica, le profonde emozioni suscitate da quest’alba dell’11 luglio. Proprio come i più grandi impressionisti, Monet, Renoir, Manet, Mastrini crea con le sue composizioni e con la sensibilità nel tocco sulla tastiera del pianoforte delle sfumature di suono equivalenti al colore dei quadri di quel periodo. Il suo talento non ha limiti, le sue composizioni originali si basano essenzialmente su una ricerca emozionale, senza tralasciare l’aspetto tecnico dal quale si evidenzia la sua provenienza dalla scuola del M° Vincenzo Vitale, caposaldo della didattica pianistica Italiana. Assistere ad un concerto del Maestro è come fare un grande viaggio oppure ammirare una mostra di pittura, da “Argentina” che descrive l’aria polverosa di Buenos Aires durante una grande festa di tango, ad “1 minuto a Venezia”, passando per il fantastico gioco melodico di “Profumo”, per proseguire con “Zucchero Filato”, che descrive gli occhi di un bambino triste e solo mentre osserva un coetaneo mangiare dello zucchero filato aiutato dal padre ed ancora “Tapa tapà tapata”, “Addii”, “Papillons”, “La Giostra” fino ad “In treno in Sud America”, brano scritto proprio in treno, esaltando, ancora una volta, la sua cristallina tecnica pianistica arricchita da una grande fantasia nel descrivere sonoramente la partenza, il viaggio e la velocità di un treno nell’America latina. Ci troviamo di fronte ad un artista anticonformista che porta le treccine ed i rasta, suona scalzo, ma rigorosamente in frac nero, ed è assolutamente semplice sul palco come nella vita quotidiana tanto che tra un brano e l’altro colloquia con il pubblico descrivendo i brani prima di eseguirli. Esigente nella scelta del pianoforte con cui suonare, nella precisione tecnica e sonora e nella preparazione di un concerto, il Maestro ci racconta di passare ore ed ore a suonare e risuonare il repertorio concertistico alla ricerca della perfezione, che, come ci dice, non è mai riuscito a trovare “…ogni punto d’arrivo è un punto di partenza per trovare nuovi orizzonti sonori e tecnici, la perfezione ce l’ha la natura, la vita, e probabilmente noi quali – esseri viventi – malgrado tutti i nostri difetti” “…sembra un gioco di parole ma è proprio cosi” “…ma la perfezione nelle mie esibizioni non sono riuscito a trovarla e forse non la troverò mai!”. Cosa ci riserva nel prossimo futuro? “…rimanendo nella ricerca emozionale figurativa sonora farò un concerto in autunno in mezzo alle vigne “Antonelli” a Montefalco dove si produce l’uva per il vino grechetto e poi tante altre location “particolari”e un numero di concerti “normali” in giro per il mondo, Montecarlo, San Pietroburgo , Cina, etc.. In attesa di vedere un nuovo quadro sonoro del maestro, gli auguriamo un buon concerto per il futuro.
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