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Un maxischermo, il tempo che scorre a ritroso. Un conto alla rovescia per il grande inizio, come fosse un obiettivo, come fosse un’idea. Eppure chi segue il Liga da sempre non è mai Fuoritempo davvero, anche se…
L’attesa è un brivido e l’adrenalina sale fino al grande gong.
Ore 21.15, qualcuno trattiene il respiro.
Ore 21.15 e un secondo, il battito diventa livido e… ARRIVEDERCI MOSTRO!
Entra Mario (o chi per lui) e si improvvisa cantante con Taca Banda. Il pubblico sembra gradire l’idea e lo accompagna come fosse il Liga. Intanto il tempo continua a scorrere, ma stavolta il maxischermo è un’immagine che prende forma. Niccolò Bossini (chitarra), Josè Fiorilli (tastiere), Luciano Luisi (tastiere e programmazioni), Michael Urbano (batteria), Kave Rastegar (basso), Federico Poggipollini (chitarra), Luciano Ligabue.
Inutile aggiungere la poesia del caos e finalmente anche il sudore cammina nel cuore.
Un brivido lento come un’emozione, come “Quando canterai la tua canzone” inizia lo show. Sembra che non esista spazio differente e tra migliaia di persone solo musica e respiri. “La linea sottile” è lì, al posto giusto nel momento migliore e anticipa “Nel tempo” come fosse il mondo o fantasia, quella che serve per tornare indietro alle origini.
Non c’è tregua nella notte di Perugia e si trema sulle note di “Balliamo sul Mondo”. Quando comincia “Bambolina e Barracuda” sono ancora tutti lì e nessuno riesce ad essere insensibile a “Certe notti”. Non ci sono più accendini, ma un mare di telefonini accesi che registrano l’anima di questa canzone.
“La verità è una scelta” apre la serata dei dubbi, quelli sciolti poco dopo nel rancore mai dimenticato. Quel ricordo sempre vivo “Nel giorno di dolore che uno ha”.
È il momento acustico, quello fra i più attesi. Liga imbraccia la chitarra e “Cerca nel cuore”. È un pezzo che non faceva da tempo e in molti, soprattutto i più giovani, restano fermi, per una volta immobili. Estasiati dalle note, ipnotizzati dal carisma del cantante di Correggio.
È un “Atto di fede” che era solo da incontrare e “Ci sei sempre stata” alza l’indice di gradimento.
Il maxischermo volta pagina ed apre all’Universo. Ora la musica non ha bisogno di esprimersi, tutti hanno capito già. Tra le suggestioni acquisite negli anni, in poche canzoni hanno emulato il fascino di “Piccola stella senza cielo”. Un mare di anime muove le braccia simultaneamente, mentre Capitan “Fede” Poggipollini scandisce il tempo nell’assolo.
Quando si spegne anche l’ultima stella nel cielo, le immagini creano flash-back della storia e il cinema regala ai fans “Marlon Brando è sempre lui”. Una versione pittoresca, diversa, dove c’è tempo per una piccola pausa… All’improvviso la band smette di suonare con Ligabue in evidenza, come l’unico motore. Tutto il resto è fermo, c’è tempo per parlare. Musicisti che sembrano mimi, attori da fotografare. Luciano intanto guarda il proiettore e… carrellata per il lieto fine: si ricomincia a suonare…
Si riprende con un medley d’energia: “Vivo o Morto x”,“Con queste facce qui” e “Lambrusco e popcorn”. Un viaggio d’emozioni che coinvolgono tutti “Sulla mia strada”. Poi “Il peso della valigia” ci trasporta in “Questa è la mia vita”. Rimangono i brividi e spariscono gli attimi. Ci serve “Un colpo all’anima” per capire “A che ora è la fine del Mondo” ed è inutile dirlo piano quando c’è tanto rumore. Non si sente nulla, se non la nostra voce, un paio di note ed il coro ormai indelebile di “Urlando contro il cielo”. Il PalaEvangelisti diventa un’onda anomala di energia che trasuda lacrime, sudore, delirio di onnipotenza.
Finisce qui. Ma c’è il bis.
“Tra palco e realtà” ravviva il tempo che per la prima volta si era fermato davvero, poi “Buonanotte all’Italia” e a qualcuno scende qualche lacrima.
Alle spalle del Liga una serie di polaroid, con primi piani ed immagini dei personaggi che hanno fatto la storia del nostro paese. Da Totò a Mike Buongiorno, da Alberto Sordi a Vianello, da Papa Giovanni Paolo II a Enzo Ferrari, da Falcone e Borsellino a Fausto Coppi, da Rino Gaetano a Pantani, da Gasmann a Trosi, da Gaber ad Augusto Daolio, da Pavarotti ai Mondiali ’82… Perché in momenti come questi c’è bisogno di sognare. Come se gli angeli fossero lì a dire che sì tutto è possibile…
È l’inizio della fine e Luciano trova il tempo per un consiglio:
“In momenti particolarmente duri come questi, in cui non si riesce a vedere bene la fine del tunnel, è facile pensare ad un futuro nero o grigio. Ma se lo vedi così il tuo presente è già nero e grigio.
Quindi, quello che vi invito a fare è di pensare ad un futuro decente, cominciando a vivere il presente poiché, male che vada potrà pure capitare una delusione. Magari alla fine non sarà il futuro che volevate, ma nel frattempo, quanto meno, avrete vissuto quella pienezza di quel sogno.
Ed è per questo che io creda che non costi assolutamente nulla (per usare un eufemismo, ndr) pensare che il meglio debba ancora venire.”
Già, “Il meglio deve ancora venire”, ma anche questo presente non è poi tanto male se vissuto insieme a questo Ligabue…
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di Nicola Angione – Galleria Fotografica di Rossano Donati
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