Il titolo di questa presentazione non solo significa che stiamo scrivendo “per” questa artista ma vuole, consapevolmente, riferirsi a quel noto capolavoro che è la bagatella per pianoforte di Beethoven appunto chiamata Per Elisa. Questa infatti si apprezza proprio per la sua notevole semplicità nell’armonia e nella melodia, con una “ripetizione differente” di note e di accordi e per i suoi temi che passano dalla malinconia alla spensieratezza, financo ad un allegro movimento: ecco, ci sembra che, siano, queste, qualità che si addicono anche alla nostra artista.
Elisa Leclé è un’artista che ama esprimersi in varie modalità ma soprattutto con la pittura e la fashion.
Sulla prima attività, quella pittorica, abbiamo già scritto alcuni anni fa e il giudizio di allora non solo si è dimostrato valido ma oggi si è ancor più consolidato. Infatti l’artista prosegue sulla sua strada di ricerca coloristica, che implica una sapiente combinazione di cromia e luminosità, e materica, la quale trova soddisfazione tra le materie nell’arte usuali ma anche anomale.
La sua sensibilità ed emotività si concretizzano sulla tela con costruzioni geometriche (astratte) ma mai algide: in lei la linea non è una retta assoluta e perfetta, anzi si presenta, come le cose umane, con dei punti debordanti, con imprecisioni, con alcune leggerissime curvature; così l’immagine è evocativa e pensierosa ma non drammatica, problematica ma serena, forse malinconica ma non triste.
Se l’uso esperto del colore e la capacità di creare luminosità, ora intense ora soffuse, ora abbaglianti ora smorzate, sono caratteristiche precipue del suo fare pittura, Leclé si nota anche per la sua profonda sensibilità nel cercare e nel trovare materiali particolari che arricchiscono la tela e il colore: si tratta di tessuti ma anche, e soprattutto, delle stoffe seriche, cioè di tagli di seta, una materia delicata e preziosa, amabile al tatto ed elegante nelle sue fatture, che nel suo lavoro non serve tanto ad “impreziosire” – Leclé non è figlia della poetica del “grazioso”, tutt’altro – ma proprio a dare maggiore sensibilità, anche tattile, all’opera.
Se ora passiamo ad esaminare l’altra modalità della creatività estetica di Leclé, non ci dobbiamo far fuorviare da questa “dolcissima” materia, la seta (o stoffe speciali) che a lei serve sia nella pittura che nel fashion design, infatti quello che unisce le “due” attività è la poetica, non già un elemento esteriore o materiale. Ed ancora un chiarimento preliminare: Leclé pratica l’alta sartoria ed è maestra in questa professione che tuttavia, e l’artista ne è ben consapevole, è cosa diversa dalla pratica artistica: non a caso un grande stilista disse che lui non era un artista ma un artigiano (anche se di altissimo livello): così la nostra artista realizza sculture, con stoffe e altri materiali che provengono dalla “sartoria”, considerata in questo contesto come semplice “magazzino”.
La scultura, in generale, consiste nel creare nuove spazialità, masse plastiche, con determinati materiali, come il marmo, il ferro, il legno, le terre, le plastiche eccetera. Leclé sceglie, naturalmente, dei materiali non solo a lei familiari ma anche più rispondenti alle sue necessità espressive, quindi con i tessuti a lei cari, sempre stoffe assai raffinate e preziose, e comunque ricercate con tenacia e determinazione, riempie il “vuoto” realizzando una “massa” nello spazio, un abito-scultura che si apprezza per la sua volumetria ma anche per la sua leggerezza, per quel senso di movimento che richiama, anche se l’osserviamo nella sua realtà fisica, cioè in stasi negli spazi della mostra, e non già indosso ad una modella che sfila.
Ancora: l’artista, oltre alla sua capacità compositiva, e qui anche “assemblativa”, mette in risalto le sue qualità cromatiche, ora, per così dire, accresciute dal “tutto-tondo” dell’abito-scultura, per cui i guizzi circolari della luce sono reali non solo immaginari come avviene sulla superficie piana.
Orbene, Leclé non presenta due diverse forme di arte, bensì una sola: un’arte (visiva) che nel corso degli anni va sempre più affermandosi e maturandosi, senza sospette conversioni o opportunistici cambiamenti, con una coerenza e una sensibilità che sicuramente ritroveremo negli sviluppi della sua arte e della sua persona.
Giorgio Bonomi
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