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Musica. Show. Cabaret. Teatro.
Nello spettacolo di Enzo Iacchetti c’è di tutto. “Chiedo scusa al signor Gaber” è un contenitore davvero speciale, e coloro che lo hanno potuto “visitare” al teatro Pavone (giovedì 8 aprile, pubblico non foltissimo ma di qualità…), di certo hanno potuto verificare dal vivo quanto grande sia il talento di Iacchetti show-man, quanto assoluta sia la sua passione e la sua devozione al genio immenso dell’indimenticabile Giorgio Gaber. Una rivisitazione davvero particolare, quella portata in scena insieme ai talentuosi della Witz Orchestra e a Marcello Franzoso. Ironia, divertimento, ritmo e un pizzico di saggia amarezza, sono queste le colonne portanti dello show, fra canzoni e riflessioni ad alta voce, e il pubblico si lascia trascinare senza indugi nel vortice dell’inconfondibile verve “gaberiana”. Lo spettacolo, che ha debuttato a Milano il 2 febbraio, nasce sull’onda emotiva di un album (omonimo) inciso da Iacchetti in omaggio al suo amico-maestro Gaber, che quest’anno avrebbe compiuto 70 anni (25 gennaio). Il disco, uscito ad ottobre 2009, ha riscosso un notevole successo di critica e di pubblico, da molti considerato uno degli album più belli di questo primo decennio del 2000. Amicizia dicevamo, ma anche ammirazione e un po’ di nostalgia: nelle parole del grande Enzo, rilasciate ai nostri microfoni al termine della serata perugina, c’è tutto il sentimento che ha portato Iacchetti ad intraprendere questa avventura. Nonostante la stanchezza e condizioni fisiche non ottimali, l’uomo di “Striscia” si è concesso per una foto e per qualche battuta, dimostrandosi ancora una volta un “signore”, di quelli che non se ne trovano molti in giro…
Premessa:
chiediamo a uno dello staff se, al termine dello spettacolo, sia possibile fare una foto con Iacchetti e rivolgergli qualche domanda. L’uomo storce la bocca, dice “vediamo”; fiutiamo poca convinzione, nonostante il nostro magazine gli piaccia e se ne porta via una copia.
Al termine dello show:
Saliamo sul palcoscenico del Pavone, ci dicono di aspettare; ok per la foto, l’intervista non è fattibile.
Esce Enzo, bacia due splendide ragazze, ha una sciarpa al collo e poca voce. È davvero sfinito: si avvicina a noi, ci presentiamo e ci mettiamo in posa per le foto.
A mezza bocca:
in posa per le foto Enzo sfoglia fil rouge mentre si scusa (a mezza bocca e senza girarsi per non rovinare la foto) per lo spettacolo che secondo lui lo ha visto un po’ sottotono, causa condizioni di salute non ottimali. Gli diciamo, a mezza bocca, che è un grande e che lo spettacolo ci è piaciuto molto, anzi, ci scusiamo per il tempo che gli rubiamo, che ci dispiace non stia bene e ci sarebbe piaciuto intervistarlo, ma ci hanno detto che non era possibile, neanche per un paio di domande…
La svolta:
“ma se sono proprio due domande…”, ammicca Enzo.
“4 al massimo…”, replichiamo, e parte la registrazione…
“E sia!”, sentenzia…
Enzo, canti benissimo e balli pure… Ma iniziamo da Gaber: perché proprio lui?
«Perché non bisogna dimenticarlo. Perché quest’anno è il suo settantesimo compleanno. Perché mi manca. Perché i giovani non lo conoscono. Perché non sparisca come le cose migliori che la vita, a volte, ci fa incontrare».
Il tuo è uno spettacolo totale: immaginiamo un dispendio energetico altissimo. Quanto ci metti a recuperare per tornare in scena?
«Un giorno di solito è sufficiente. Ma è talmente tanta la voglia di cimentarmi con queste canzoni… e poi quelli della Witz Orchestra (Loretta Califra, suo marito Tony Soranno e il figlio Fabio) e il maestro Franzoso mi danno la carica anche quando non sono al top! (sorride, ndr). A dire il vero ho un po’ di bronchite, ma il dio-cortisone mi ha dato una mano…»
A proposito, quel tuo monologo in cui parli di certi problemi del mondo della chiesa… e se ti fanno chiudere lo spettacolo…?
“Eh sì, ma io l’avevo scritto in tempi non sospetti, prima che il Vaticano ammettesse… Ma non parliamone, temo più gli strali di Vespa, eventualmente…»
E adesso? Per quanto sarete in scena?
«Fino a maggio, poi luglio e un pezzo di agosto. Molte date, molta Italia, e poi vediamo se ogni tanto è il caso di aggiungere qualche idea… Diciamo che di questi tempi, di spunti per riflettere se ne trovano tanti, senza neanche cercare troppo…»
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Come promesso, 4 domande e 4 risposte, e il piacere di aver conosciuto di persona un uomo vero, che non è che se ne trovino molti in giro…
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