Intervista a… Padre Donovan
Giorgio Verduci, predicatori si diventa
“Le persone le devi emozionare. Se non sei capace di commuoverle, di farle piangere, allora le devi far ridere”. Ho ascoltato questa frase in un film italiano di qualche tempo fa e ancora oggi ne condivido il pensiero: non c’è niente di più bello che vedere una persona felice, spensierata, viva… Con questa premessa e non solo, abbiamo incontrato Giorgio Verduci, uno dei migliori comici emergenti di Zelig. Siamo in un ristorante perugino, in prossimità del multisala Giometti, dove la Planet Room sta ospitando un’importantissima kermesse artistica che vede protagonisti i più noti comici del panorama televisivo italiano. Tra una portata e l’altra, ne abbiamo approfittato per intavolare una piacevole conversazione con lui.
Buona sera Giorgio! Innanzitutto benvenuto nella nostra regione. Vedo che stai mangiando, ma ti voglio mettere in difficoltà. Inizia l’intervista con uno dei tuoi discorsi alla Padre Donovan…
«È molto difficile iniziare così, in una tavola in mezzo di gente (detta appositamente così, con lo slang italo-americano del personaggio, ndr), mi fai fare la figura del predicatore!»
Ok, la nostra prima risata ce la siamo fatta, ora facciamoci seri, partiamo proprio da Padre Donovan: come hai creato questo personaggio? Hai seguito il racconto di qualcuno? Letto qualche libro in particolare?
«Donovan nasce da un’esperienza diretta, da un tizio che ho conosciuto anni fa quando vivevo in Olanda. Era un personaggio assolutamente sopra le righe, sempre “ciucco”, con la voce roca e trascinata, simile al Fracchia nostrano. Il particolare è che era un giovane. Quando parlava con me lo faceva in inglese ed allora mi sono ispirato a questo. La figura del predicatore invece è venuta dopo, guardando la tv satellitare. Quando vidi Benny Hinn per la prima volta rimasi a dir poco stupito. I predicatori sono uomini di grande personalità, ma affabulatori e grandi venditori di se stessi. Questa cosa mi ha colpito e mi ha fatto anche ridere, così ho inventato… Padre Donovan!»
Le cose però non sono andate subito bene, vero?
«Esattamente. Come sempre, la prima volta non è mai perfetta. Quando provai ad interpretare la figura di Padre Donovan non ebbi un gran ritorno di consensi. Forse perché inizialmente parlavo solo inglese e non tutti riuscivano a capirne la comicità. Poi, nel tempo, ho modificato il personaggio e con l’italiano le cose sono decisamente cambiate».
Da dove viene quell’energia che sprigioni sul palco?
«Quando mi sono ispirato ai predicatori ho percepito anche la loro forza. Hanno tutti una carica emotiva incredibile, specialmente quelli di colore. L’esperienza più toccante, però, l’ho vissuta guardando un tipo di cui non ricordo il nome. Ha fatto una cosa difficilissima. Mentre parlava con i suoi fedeli aumentava l’intensità delle sue parole, li portava ad alzarsi in piedi, aprire le mani e… nel momento culminante dell’energia, ha aperto un altro capitolo e tutto è ricominciato da capo. Insomma, ha creato una massa atomica di energia e se l’è portata via! (ride, ndr). Quando faccio Padre Donovan metto benzina dentro, sono coinvolto davvero e mi sento anch’io un po’ predicatore, ma… a modo mio!»
Nella vita chi sei? Uno che predica bene e razzola male?
«Diciamo che sono una persona normale, che ne combina come tanti. Ogni tanto passo con il rosso… Poi, quando ancora non c’era la legge sugli alcolici, andavo al ristorante e bevevo qualche buon bicchiere di vino. Ora ovviamente sono molto più attento quando mi metto alla guida».
Nella vita di tutti i giorni invece? Riconosci qualche Benny Hinn?
«Diciamo che si può tranquillamente generalizzare: i politici sono tutta una categoria di predicatori. Poi però credo che tutti noi, chi più o chi meno, abbiamo una vena predicatrice…»
Dobbiamo fare un po’ di domande sul mondo della comunicazione per vedere se sei preparato: è giusto fare l’amore con il sapore?
«Secondo me sì (ride, ndr)!”»
Meglio un pennello grande o una grande pennello?
«Meglio un grande pennello, in tutti i sensi. È quello che prima arriva, anche le signore poi lo percepiscono meglio».
L’oculista ti ha mai chiesto se non ci vedi più dalla fame?
«Non me l’ha mai chiesto perché non porto gli occhiali…»
Ma come? Padre Donovan li indossa!
«Sì, ma quella lente viola in realtà non ha gradazione. Poi quegli occhiali hanno una storia curiosa. Li ho comperati per la prima prova di Donovan in un negozio gestito da cinesi. Appena li vidi mi fecero impressione per quanto erano brutti! Li indossai e notai che le stanghette non erano adatte alla conformità del mio viso e quindi le rimisi a posto. Il gestore del negozio però, pur di vendermi quel paio di occhiali, si è messo a svitare le stanghette da un altro paio. Forse l’ho comprati proprio per questo: hanno l’anima di quel tale (ride, ndr)».
Il predicatore Donovan si esprime mediante il concetto comunicativo della pubblicità, ma non solo. Sono ormai famosi i tuoi accostamenti con le strofe di canzoni… Hai un genere musicale a cui ti ispiri?
«Ascolto tutta la musica, ma non sono fan di nessuno. Mi piacciono molto i cantautori, ma sento volentieri anche le canzoncine leggere, i classici tormentoni che le radio ci fanno piacere e poi odiare… Più che ispirarmi a qualcosa però, cerco i pezzi delle canzoni adatte per un dialogo simpatico, efficace o imbarazzante con le mie due “spalle”, che in trasmissione sono Vanessa (Incontrada, ndr) e Claudio (Bisio, ndr). Ad esempio: respira piano per non far rumore è un modo simpatico per dire a Vanessa: non rompere i coglioni!».
Padre Donovan potrà mai diventare Papa?
«Assolutamente no».
… e presenterà mai Sanremo?
«Mah! Se lo chiamassero a presentare Sanremo, farebbe da spalla al presentatore forse, ma credo sarebbe troppo diretto, da censurare».
Vediamo chi sono i tuoi artisti preferiti: attore, cantanti, presentatori tv…
«Ehm, ehm, ehm… Ci sono persone che stimo e altre che non stimo, ma non faccio nomi».
Il tuo ultimo personaggio ha il tuo nome ma non sei tu. Chi è Giorgio Verduci? A cosa si è ispirato?
«È liberamente ispirato al film “Un giorno di ordinaria follia”, con protagonista Michael Douglas. Un uomo comune che non riesce a transigere le pressioni opprimenti della realtà quotidiana. Alla prima chiude un occhio, alla seconda perde il senso dell’umorismo, alla terza non tollera più e alla quarta sbotta davvero! La mazza che ha in mano è il simbolo della sua follia».
A proposito di Giorgio Verduci, quand’è l’ultima volta che ti sei emozionato?
«Mi emoziono di frequente ma la botta, quella grande, l’ho vissuta poco tempo fa, nel giorno del mio matrimonio. Inizialmente quando ho visto tutti i miei amici in chiesa, quindi per un motivo personale».
Poi?
«Quando mi sono sposato ero già padre di due bambini (il terzo è venuto dopo), ed è inutile dire l’emozione che ho avuto quando li ho visti venire all’altare con gli anelli. Avevano due e tre anni, erano meravigliosi. Sicuramente però, il gran finale è stato durante le promesse nuziali, lì ho dovuto interrompere un attimo e respirare piano, altrimenti avrei pianto come un bambino».
È meraviglioso emozionarsi, lasciarsi andare e godere della propria gioia. Bello anche emozionarsi per amore, per la famiglia, per il presente e per il futuro. Dove ti vedi da qui a 20 anni?
«Fra venti anni ne compierò 62. Diciamo che mi vedo con molta più esperienza nel mondo della recitazione in genere, poi io adoro tutta la comicità. Per dieci anni della mia vita è stato soltanto un hobby, ora invece è il mio lavoro; un sogno nel cassetto che si è avverato. Ecco, fra vent’anni spero che continui».
Zelig, trampolino di lancio o punto di arrivo?
«Entrambe le cose. Appena approdi diventa un punto di arrivo nella comicità italiana che conta, che ti permette di essere inserito in un contenitore di alta qualità. Poi diventa un trampolino di lancio, una vetrina importantissima per far rivivere quel personaggio fuori dalla TV. È uno step difficile da fare, ma ci si deve provare! Io non voglio inchiodarmi lì e spero di vivere dentro Zelig ancora a lungo per portare altre proposte, altri personaggi».
Vanessa e Claudio in tv sembrano due persone meravigliose, come sono dal vivo?
«Allora, Claudio è uno stronzo assoluto, mentre Vanessa è una persona con cui non ci si riesce a parlare. Praticamente sono due reietti della società! (ride di gusto, ndr). Scherzi a parte, diciamo che, a spanne, come sono in tv sono anche dal vivo. Ovviamente Vanessa non è distratta in quella maniera! È e rimane una bellissima persona, gelosa della propria vita privata, modesta negli atteggiamenti, grande professionista. Padre Donovan poi, deve tutto questo successo soprattutto a loro due. Claudio è un comico eccezionale, inutile dirlo, il suo curriculum parla chiaro. Capace di fare la spalla a chiunque, che sia un comico affermato o uno più scarso come potevo essere io. Lui riesce a valorizzarti… Anzi, di più, lui mette la cromatura alla tua macchina!»
Giorgio, fai in fretta, il tuo spettacolo sta per iniziare… Il tuo motto?
«Energia».
non c’è niente di più bello che vedere una persona felice, spensierata, viva…
Mezzanotte passata ed è appena finito lo spettacolo di Giorgio Verduci.
Oltre un’ora di show, con applausi a scena aperta. Davanti a me molti volti felici, spensierati, radiosi. Solo adesso abbiamo conosciuto la kermesse della Planet Room e… ci dispiace!
Quante risate abbiamo perso durante l’anno? Speriamo di recuperare il terreno perduto, di giovedì in giovedì.
galleria fotografica di Rossano Donati | Giorgio Verduci | Intervista a... Padre Donovan
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