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David Coco, Stefania Ugomari Di Blas, Antonio Alveario, Simone Luglio, Liborio Natali, Pietro Casano, Federico Fiorenza, Luca Iacono e Alessandro Romano in

IL GIURAMENTO

giovedì 1 e venerdì 2 febbraio – Teatro Secci di Terni
domenica 4 febbraio – Teatro degli Illuminati di Città di Castello
mercoledì 7 febbraio – Politeama Clarici di Foligno
venerdì 9 febbraio – Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto
domenica 11 febbraio – Teatro Sociale di Amelia

Le teste si possono tagliare o contare. Nel 1931 il regime fascista scelse entrambe le soluzioni e impose a tutti i professori universitari un giuramento di fedeltà al Duce. Giurarono in 1238. Solo in dodici si rifiutarono, eroi per caso di un’Italia civile a cui era rimasta solo quell’estrema decenza: il coraggio di dire di no.

Il Giuramento, scritto da Claudio Fava è il racconto di uno di loro, uno di quei dodici, ed è liberamente ispirato alla figura di Mario Carrara, interpreti David Coco, Stefania Ugomari Di Blas, Antonio Alveario, Simone Luglio, Liborio Natali, Pietro Casano, Federico Fiorenza, Luca Iacono, Alessandro Romano diretti da Ninni Bruschetta
Lo spettacolo toccherà cinque teatri dell’Umbria sarà al Secci di Terni giovedì 1 e venerdì 2 febbraio, al Teatro degli Illuminati di Città di Castello domenica 4 febbraio, al Politeama Clarici di Foligno mercoledì 7 febbraio, al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto venerdì 9 febbraio e al Teatro Sociale di Amelia domenica 11 febbraio alle 17.
Mario Carrara fa il medico legale in un tempo abituato a censire gli uomini e le anime con la fredda geometria insegnata da Lombroso: le misure della fronte, del cranio, delle ossa… L’università insegna già a catalogare i segni e i sospetti sulle razze, il sapere è intriso conformismo, le carriere si fanno con la tessera del partito cucita in tasca, gli studenti indossano le camicie nere anche a lezione.
Carrara, no. Del fascismo ha un ripudio estetico più che ideologico. Gli sembrano ridicole quelle camicie nere inamidate e il pugnaletto ai fianchi dei ragazzi, gli vengono a noia le orazioni patriottiche di certi suoi colleghi, il modo in cui a lezione hanno tutti smarrito il gusto del dubbio. Non gli piace vivere intruppato, travestirsi, esibirsi.
Per questo ho scelto proprio lui – scrive Claudio Fava – tra i dodici professori che rimasero con la schiena dritta davanti all’assurda imposizione del regime, naturalmente ricorrendo anche alla fantasia per sostenere il racconto, modificando giocoforza molti dettagli in favore della costruzione di un personaggio altamente simbolico che fosse in grado di rappresentare il gesto di tutti quei dodici poco conosciuti eroi.
In questo racconto, il professore ha poco più di cinquant’anni, è ancora un bell’uomo, solitario e ironico al tempo stesso. Attorno a lui corre l’Italietta conformista dei primi anni del fascio, gli studenti con la tessera del Guf cucita nella tasca dei pantaloni, il finto perbenismo, la carriera, le conversazioni vaghe e discrete dei colleghi, le brume umide di una città del nord.
Carrara lentamente intuisce l’agonia scellerata di un’Italia in cui tutti sanno cosa sta accadendo ma pochi scelgono di stare dalla parte giusta. E quando il rettore gli comunica data e prescrizioni del giuramento – fedeltà al re e al duce – Carrara capisce di non poterlo fare. Non per eroismo né per ideologia. Solo che in quel rito a cui tutti si piegheranno per campare tranquilli, Carrara riconosce improvvisamente anche le menzogne della propria vita: le pillole disposte in buon ordine sulla tovaglia dei suoi pranzi, l’attrazione per questa donna che come lui non vuole adeguarsi, la delusione verso quei suoi studenti a cui ha regalato il proprio sapere senza mai far loro una domanda di troppo.
E adesso invece le domande arrivano, sgorgano irriverenti per quei ragazzi di vent’anni travestiti da fascisti, per quei colleghi saggi e ipocriti pronti a qualsiasi umiliazione pur di salvare la carriera, per quella donna che non è più solo un’ombra discreta ma una voce da ascoltare, un gesto da cercare.
Nell’ultima scena, mentre Carrara entra nel carcere in cui ha sempre lavorato come medico e vi ritorna stavolta da detenuto (i pantaloni troppo larghi perché gli hanno tolto la cintura, i passi trascinati perché gli hanno incatenato le caviglie) gli altri professori pronunciano il loro giuramento al duce. Ligi, mansueti, rassegnati.
Il giorno dopo le cattedre dei reprobi verranno immediatamente riassegnate. Alla storia resteranno solo i nomi dei dodici che seppero dire di no a Mussolini.
Mario Carrara fu uno di loro.
Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 20. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita.
E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.

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