Intervista ad Andrea Sartoretti
La pallavolo è un gioco particolare. Pochi gesti tecnici, sempre gli stessi.
Ci vogliono anni per imparare ad eseguirli nel modo giusto, ma quando hai imparato diventano dei meccanismi che non si scordano più. Il bello della pallavolo è che chiunque può assimilare questi gesti, i cosiddetti “fondamentali”. Per hobby, per passione, per lavoro, la pallavolo è sempre lei: rapidità, forza e precisione distinguono un giocatore da un altro.
Ci sono però degli atleti che sanno trasformare i cosiddetti “fondamentali”, li sanno personalizzare, rendere unici, inimitabili. Ci sono degli atleti che rimarranno per sempre nelle memoria di tutti perché capaci di trasformare in arte un’azione meccanica e monotona. Andrea Sartoretti, è uno di questi atleti; non è un opposto qualsiasi, è “l’opposto”. Quando penso a questo ruolo penso ad Andrea: mi vengono in mente tante immagini, le prime partite della nazionale che vedevo in tv, il suo attacco mancino, il suo servizio, unico al mondo. E pensare che questo ragazzo di Perugia, da piccolo non aveva proprio idea di cosa sarebbe diventato: la pallavolo per lui era piuttosto un modo per passare il tempo con gli amici. Quando ha iniziato, a 11 anni, nemmeno tanto presto per la verità, la pallavolo era solo uno dei tanti sport che si facevano alla polisportiva parrocchiale di Monteluce; Andrea giocava anche a tennis, a basket, a calcio… insomma, non aveva le idee chiare. Ma più cresceva e più si allenava, più si accorgeva, o meglio, gli altri si accorgevano, che lui aveva qualcosa in più rispetto ai suoi amici. Mirco Giappesi, uno dei primi allenatori dell’opposto made in Perugia, ci aveva visto lungo e aveva insistito perché lavorasse sul suo talento. Per lui poco tempo nel mini volley, niente campionati giovanili, a 14 anni questo ragazzino si trovava già in rappresentativa umbra con i suoi 187 centimetri che sarebbero diventati 194 in pochi anni. In breve tempo tutti lo notano, a 17 anni per lui l’esordio in serie A2 e subito la promozione nelle massima serie. Nel 1993 la prima partita in nazionale, nel ruolo di martello o laterale che dir si voglia. La sua nazionale è ricordata ancora oggi come la “generazione di fenomeni”, un gruppo che ha vinto più di ogni altro, in cui Andrea Sartoretti ha avuto un ruolo da protagonista indiscusso fino alla fine.
Andrea Sartoretti, l’opposto
In tanti si sono chiesti quale fosse il suo segreto, in particolare il segreto della sua battuta, con cui ha realizzato più di mille aces:
“Non c’è nessun segreto, la rincorsa che faccio mi serve solo per guadagnare spazio, il vero segreto è nell’allenamento, sono stato uno dei primi a puntare sul servizio, mi sono allenato costantemente su questa battuta per 4 anni, fino alla perfezione. Il lavoro è la chiave di tutto, è stata la chiave anche delle nostre vittorie in nazionale, un gruppo che sputava sangue in allenamento, che aveva voglia di dimostrare che in Italia non c’era solo il calcio, ma c’eravamo anche noi, avevamo fame di vittoria e l’abbiamo saziata!”
Eh si, Sartoretti nella sua lunga carriera ha vinto tanto, ha vinto tutto quello che si poteva vincere: “Ricordo tutte le vittorie con grande emozione, anche se forse l’assegnazione del titolo di miglior giocatore europeo dell’anno nel 2003 è stata una delle più grandi soddisfazioni della mia carriera”.
Ora Andrea Sartoretti è diventato un allenatore, la sua prima esperienza con l’Rpa di Perugia è durata solo qualche mese, ma la nuova avventura è per “l’opposto” anche una nuova sfida con se stesso. “Quello dell’allenatore è un ruolo che ti investe a 360 gradi, che ti riempie, un impegno immenso perché hai il dovere di pensare a tutto, di preparare ogni allenamento e ogni gara nei minimi dettagli, seguendo la squadra e i singoli contemporaneamente. Lo stimolo più grande? Per me è quello di voler portare nella mia regione la mia esperienza, sperando di contribuire a valorizzare ancora di più la pallavolo umbra”. Tutti noi avremmo voluto vederlo sempre in campo, vedere ancora fare della pallavolo un’opera d’arte, ma in realtà di fronte ad un campione assoluto come lui, c’è solo da aspettarsi che si ripeta anche come allenatore: in fondo da Andrea Sartoretti, quando si tratta di pallavolo, c’è solo da imparare.
foto concesse da www.andreasartoretti.it | Andrea Sartoretti, l'opposto
[nggallery id=12]